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10 settembre 1943 - Sera

A Porto Valtravaglia nella giornata del 10 settembre sono affluiti soldati sbandati da tutte le parti della Lombardia ed alcuni anche da altre regioni. Sono diretti in Svizzera dove vengono disarmati ed internati.

C'è attorno a noi una pesante atmosfera di disfatta e di vero e proprio panico.

A sera arriva da Brescia una colonna di automezzi frigoriferi con militari, comandati da un colonnello.

Sino al 10 settembre sera i soldati e gli ufficiali del Col. Croce sono rimasti compatti con il loro comandante, ma è evidente che se non si decide di fare qualcosa , cominceremo ad avere anche noi dei casi di diserzione.

Ad aumentare la confusione sono arrivati parenti, mamme dei militari con vestiti borghesi, che fanno di tutto per mettersi in contatto con i nostri soldati e convincerli a fuggire.

Il Col. Croce raduna nuovamente gli ufficiali a rapporto. Da Varese non arrivano istruzioni e le notizie in merito all'avvicinarsi dei tedeschi si fanno più precise, più insistenti, più pressanti.

Nonostante l'arrivo dei 10.000 colpi, è evidente non saremmo in grado di fermare una puntata dei tedeschi contro Porto Valtravaglia né potremmo pensare di resistere negli accantonamenti che sono dislocati in modo indifendibile sulla riva del lago, sotto il livello stradale: si tratta infatti di una vetreria inattiva per mancanza di combustibile. Bisogna quindi cambiare dislocazione e il Col. Croce pensa di portarsi sopra i monti a nord di Luino- Maccagno.

Tale località in territorio italiano entra profondamente nel territorio svizzero per cui forma come un triangolo con il vertice rivolto in basso: uno dei cateti è dato dal lago Maggiore, la base del triangolo e l'altro cateto confinano con la Svizzera. Noi, portando i nostri due battaglioni in tale zona, ci troveremmo in posizione dominante rispetto agli eventuali attaccanti e dovremmo difendere solo l'ingresso verso Luino largo pochi chilometri. In caso di necessità potremmo sempre sconfinare in Svizzera.

Si tratta ora di decidere se avvertire subito il Comando di Varese o se avvertirlo ad operazione conclusa.

Il Col. Croce, d'accordo con l'altro Colonnello, quello arrivato da Brescia, decide di agire e poi di riferire.