19 settembre 1943 - Notte
Dopo una settimana trascorsa a Roggiano in una posizione precarissima e praticamente in promiscuità con la popolazione civile, con i villeggianti e gli sfollati, ci sentiamo finalmente tranquilli anche se siamo ridotti ad una trentina.
La posizione come ho accennato, è fortissima. La strada proveniente da Mesenzana è in cattive condizioni e noi contribuiamo a renderla impraticabile scavando un fossato e costruendo uno sbarramento; l'altra proveniente da Duno non è che una mulattiera ed è percorribile solo con automobili di piccola cilindrata.
I giorni che seguono il 19 vedono la nostra sistemazione nella casermetta e, purtroppo, la scomparsa di tutti gli incerti.
Restiamo in 11: il Col. Croce, io, il sottotenente Rana degli ufficiali di aviazione, il sottotenente di fanteria Cappellaro, unitosi a noi a Porto Valtravaglia dove si trovava in licenza e 7 soldati, tra i quali mio fratello Gianni sbandatosi a Rivoli Torinese, dove si trovava per il servizio di leva.
Per alcuni giorni siamo demoralizzati, poi cominciano gli arrivi di nuovi militari ed anche qualche ritorno.
Si può cominciare a pensare da un lato al ripristino di tutte le caverne delle postazioni suddette e dall'altro all'inizio di azioni nelle zone circostanti per procurarci armi, munizioni, esplosivi, benzina, automezzi, viveri, scarpe, etc.
L'abbandono da parte dei comandanti, la fuga del re e del governo oramai sono digeriti e siamo decisi a continuare.
D'accordo con il colonnello cominciamo con il pensare ad un nuovo nome per il nostro reparto e poiché siamo in prevalenza milanesi lo denominiamo: ESERCITO ITALIANO (non più regio), GRUPPO MILITARE "CINQUE GIORNATE".
Queste pagine di storia vissuta aggiungono una tessera significativa a quel grande mosaico già definito nei suoi tratti principali, ma ancora forse incompleto in alcuni altri suoi particolari, che è stata la coraggiosa ed eroica vicenda della formazione "Cinque Giornate" del San Martino, un fatto storico così importante da tenere viva e ardente, per sessant'anni, nelle popolazioni del varesotto e del milanese, la fiamma del ricordo.
Foto: Ufficiali della formazione militare Gruppo "Cinque Giornate" a Bellinzona il 21/11/1943. Da sinistra Dino Cappellaro, Giorgio Wabre, Enrico Campodonico, Teodoro Pizzato, Germano Bodo. (foto di proprietà di Germano Bodo)
La posizione come ho accennato, è fortissima. La strada proveniente da Mesenzana è in cattive condizioni e noi contribuiamo a renderla impraticabile scavando un fossato e costruendo uno sbarramento; l'altra proveniente da Duno non è che una mulattiera ed è percorribile solo con automobili di piccola cilindrata.
I giorni che seguono il 19 vedono la nostra sistemazione nella casermetta e, purtroppo, la scomparsa di tutti gli incerti.
Restiamo in 11: il Col. Croce, io, il sottotenente Rana degli ufficiali di aviazione, il sottotenente di fanteria Cappellaro, unitosi a noi a Porto Valtravaglia dove si trovava in licenza e 7 soldati, tra i quali mio fratello Gianni sbandatosi a Rivoli Torinese, dove si trovava per il servizio di leva.
Per alcuni giorni siamo demoralizzati, poi cominciano gli arrivi di nuovi militari ed anche qualche ritorno.
Si può cominciare a pensare da un lato al ripristino di tutte le caverne delle postazioni suddette e dall'altro all'inizio di azioni nelle zone circostanti per procurarci armi, munizioni, esplosivi, benzina, automezzi, viveri, scarpe, etc.
L'abbandono da parte dei comandanti, la fuga del re e del governo oramai sono digeriti e siamo decisi a continuare.
D'accordo con il colonnello cominciamo con il pensare ad un nuovo nome per il nostro reparto e poiché siamo in prevalenza milanesi lo denominiamo: ESERCITO ITALIANO (non più regio), GRUPPO MILITARE "CINQUE GIORNATE".
Queste pagine di storia vissuta aggiungono una tessera significativa a quel grande mosaico già definito nei suoi tratti principali, ma ancora forse incompleto in alcuni altri suoi particolari, che è stata la coraggiosa ed eroica vicenda della formazione "Cinque Giornate" del San Martino, un fatto storico così importante da tenere viva e ardente, per sessant'anni, nelle popolazioni del varesotto e del milanese, la fiamma del ricordo.
Foto: Ufficiali della formazione militare Gruppo "Cinque Giornate" a Bellinzona il 21/11/1943. Da sinistra Dino Cappellaro, Giorgio Wabre, Enrico Campodonico, Teodoro Pizzato, Germano Bodo. (foto di proprietà di Germano Bodo)